Loreno Sguanci

ANNI 2000: La distillazione atavica del signum che fissa e convoca lo spazio a sé

Chiave di lettura

“Serrati nella loro evidenza di totem, introversi e silenziosi, consapevoli di un pondus che è primariamente radicamento nell’orizzonte, i Testimoni stanno, vere personae e individui plastici d’inquietante presenza, a dire della compiuta maturità del viaggio di Loreno Sguanci. Hanno riguadagnato definitivamente la dimensione naturale, aperta, storica, dello spazio. La reggono in quanto opera della modernità e insieme distillazione atavica del signum che fissa e convoca lo spazio a sé, in qualità comunitaria, per rapporto e tensione. E’ stato Jean-Pierre Vernant a indicarci la via per la lettura della statua/stele come “doppio” effettivo, nell’intarsio molteplice tra essere e segno equivalente, tra uomo e albero, tra orizzonte e cielo. E sono i menhir riletti dalle voglie di primario della scultura contemporanea a ristabilire un contatto tra quella possibilità di magico, tra quella sostanza che è il sacro prima ancora della forma, e l’ansia nostra di una scultura ancora capace di autentico. I Testimoni sono questo, e altro. Sono, anche, il punto di approdo di un destino d’arte che si vuole legato al “parlare con le mani”, a un’autorevolezza fabrile che implica non l’esibizione di talenti ma un travaso d’energia vitale e intellettuale attraverso il processo, fatto anch’esso di sapienze, della formazione, per sublimato orgoglio artigianale.“

Flaminio Gualdoni

Tratto da:
Sguanci Sculture, catalogo 2004, edito da Artemisia srl

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