ANNI ’80: Strutture a scala geometrica dagli esiti inattesi
Chiave di lettura
“L’inesausta ricerca nell’universo dei materiali, il lungo viaggio nella scultura di Loreno Sguanci, da qualche tempo hanno trovato nel legno un orizzonte di stabilità e un livello di permanenza. La scelta dell’africano azobé dalle forti connotazioni evocative, esalta lo spessore magico che percorre l’opera di Sguanci, sottolineando così le sottili convergenze, gli ineffabili rapporti, i legami di vita e di cultura sedimentati nella profondità della coscienza. Sguanci assume il legno nella struttura fondamentale della tavola, dell’asse, ne indaga la natura, subendone il fascino della presenza che ha valenza quasi totemica e inscrive su di esse un sistema di segni che da semplici e primari documenti, si dilatano in una sorta di esoterismo cosmico giocato sul positivo - negativo, su indizi cromatici a predominanza nero – rosso collocati in punti strategici a sottolineare la scansione ritmica. L’artista non disattende l’impianto progettuale che persegue con meticoloso e paziente lavoro affidato alla lentezza meditativa dell’impiego della sgorbia e materializzato nella suddivisione dell’opera a zone in rapporti rigorosamente calcolati. Trattasi, altresì, di ipotizzare risposte congrue al perenne problema di resa dello spazio che, in queste opere, elaborate con un forte apporto mentale, si concretizza in strutture a scala geometrica dagli esiti, peraltro, inattesi. Dalla testualità dell’opera affiorano, infatti, memorie di immagini quasi al limite del naturale come le marezzature delle onde marine oppure, e altrimenti, le configurazioni della simbologia enigmatica quale la grande T di chiara ascendenza alchemica. Tanto si è voluto sottolineare come testimonianza della complessità insita nell’opera di Loreno Sguanci il cui ritorno a Roma salutiamo caldamente.“
Luciano Marziano
Tratto da:
Loreno Sguanci, catalogo, gall. Incontro D'Arte, Roma, gennaio 1989